giovedì 11 dicembre 2014

Mafia Capitale, Di Battista bacchetta Napolitano:"Il Presidente della Repubblica da degli eversori a milioni di italiani".



Basta una dichiarazione del capo dello Stato che scoppia l'inferno. Come quella che Napolitano ha rilasciato ieri a margine del discorso all'Accademia dei Lincei:"La critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, purchè non priva di obiettività, senso della misura e capacità di distinguere, è degenerata in anti-politica, cioè in patologia eversiva". Insomma, un vero e proprio siluro, quello di Napolitano, sganciato contro il Movimento Cinque Stelle. Ma di Battista, dal suo profilo Facebook, lo evita e passa al contrattacco, tracciando una sorta di biografia del capo dello Stato, "tanto per ricordare agli italiani - scrive di Battista su Facebook -, chi è Napolitano". E comincia: "Napolitano ha compiuto le seguente azioni e si permette di dire - con la mafia che si mangia Roma – che 'la critica alla politica è degenerata in patologia eversiva'".

"Sta dicendo - scrive ancora -  a tutti gli italiani che provano disgusto, vomito, rabbia nei confronti dei politici-ladri che rubano i nostri soldi, che fanno accordi con la camorra per sotterrare rifiuti tossici e che inciuciano con la mafia per spartirsi appalti che SONO EVERSORI. Il Presidente della Repubblica dà degli EVERSORI a milioni di Italiani. Ricordiamo, ancora una volta, chi è Napolitano:
1. "Giorgio Napolitano è entrato in Parlamento l’anno della morte di Stalin. Era il 1953 e i suoi 61 anni di politica sono costati al contribuente italiano oltre 16 milioni di euro tra stipendi e rimborsi vari".
2. "Nel 1956, quando i carri armati sovietici massacravano gli studenti a Budapest dichiarava che l’URSS stava portando la pace in Ungheria".

3. "Nel 1981 definì le parole di Berlinguer sulla questione morale (“I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali”) “vuote invettive”".

4. "Nel 1993, quando la Guardia di Finanza si presentò alla Camera per richiedere gli originali dei bilanci dei partiti (in epoca tangentopoli) il Segretario generale della Camera, su ordine dell’allora Presidente Napolitano, oppose ai finanziari l’immunità di sede, ovvero il divieto per le forze dell’ordine di entrare a Montecitorio".

5. "Durante il processo sulle tangenti ENIMONT Craxi, dichiarò all’allora PM Di Pietro che “non è credibile che il Presidente della Camera, onorevole Giorgio Napolitano, che è stato per molti anni ministro degli Esteri del PCI e aveva rapporti con tutta la nomenklatura comunista dell’Est a partire da quella sovietica, non si fosse mai accorto del grande traffico (di finanziamento irregolare) che avveniva sotto di lui”".

6. "Mentre è Ministro degli Interni viene criticato per non aver fatto sorvegliare Licio Gelli, boss della P2, condannato, tra l’altro, per depistaggio sulla Strage di Bologna e bancarotta fraudolenta (Banco Ambrosiano), che riesce a fuggire all’estero".

7. "Il Ministro degli Interni Napolitano, con la legge Turco-Napolitano, istituisce i CPT, i Centri di Permanenza Temporanea, vere e proprie prigioni per clandestini in mano alle solite cooperative degli amici degli amici".

8. "Era Ministro degli interni quando venne posto il segreto di stato sulle confessioni del camorrista Schiavone che già nel 1997 aveva raccontato il dramma della Terra dei Fuochi".

9. "Da Presidente della Repubblica firma senza batter ciglio (pur potendo esercitare il potere di rinvio presidenziale) due leggi-porcate berlusconiane: Lodo Alfano e Legittimo Impedimento. Entrambe le leggi vengono poi dichiarate incostituzionali dalla Corte".

10. "Nel 2012 concede la grazia al colonnello USA Joseph L. Romano condannato, assieme ad altri 22 agenti della CIA, per il rapimento ed il sequestro sul territorio italiano dell’Imam di Milano Abu Omar".

11. "Ha mantenuto una condotta poco trasparente riguardo al processo sulla Trattativa Stato-Mafia. Ha sollevato il Conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale nei confronti della Procura della Repubblica di Palermo, in merito ad alcune intercettazioni telefoniche indirette riguardanti lo stesso Capo dello Stato. Intercettazioni che poi sono state distrutte. Inoltre non ha espresso alcuna solidarietà al PM Di Matteo quando quest’ultimo ha ricevuto una vera e propria condanna a morte dal boss Totò Riina".
Infine, sulla trattativa stato mafia, l'ultimo punto di Di Battista:" Non si è presentato spontaneamente ai giudici di Palermo che lo volevano interrogare nell’ambito del processo sulla Trattativa. Sarà costretto solo dalla decisione della Corte di Assise di Palermo". "Noi non dimentichiamo Presidente - conclude -, noi non stiamo zitti perché il silenzio è mafia".


Nessun commento:

Posta un commento